Durante il colloquio psico-criminologico valuto il rischio che la vittima sta correndo. Le ricerche internazionali indicano che le condotte di stalking possono essere predittive ed indicative di comportamenti di aggressione. Premetto che però è difficile prevedere ciò che uno stalker può fare, quando e come.
Alcuni stalker si qualificheranno per fasi successive in poche settimane o addirittura giorni. In altri casi, gli stalker che si sono impegnati in alcune delle più gravi azioni possono lasciar passare mesi o anche anni senza tentare un contatto successivo.
Alle vittime cerco di dare strumenti tali che riescano a riappropriarsi di una comunicazione intenzionalmente alterata dallo stalker. Cerco che le vittime si riprendano in mano, per quanto possibile, gli spazi della loro quotidianità. Spazi nei quali il molestatore agisce e che finisce per occupare totalmente privando la vittima della sua libertà e sicurezza.
Le analisi criminogenetica e criminodinamica del comportamento di stalking sono le basi per iniziare un processo di valutazione del rischio (risk assesment) e poi di conseguenza si può parlare di gestione del rischio (risk management).
Il colloquio criminologico è il tassello essenziale per individuare l’intervento migliore proprio per “quel caso”, per prevenire la recidiva e l’escalation della violenza e per proteggere proprio “quella vittima”. Sono metodologie che a partire da una estrema individualizzazione e identificazione della tipologia di stalker cercano la migliore tutela della vittima.
L’intervento è tale che la vittima è sostenuta nel riprendere controllo sulle attività normali di tutti i giorni, anche attraverso la compilazione del diario dello stalking, nel non sentirsi in colpa ma soprattutto nel riconoscere e gestire la comunicazione con lo stalker.
In due, tre colloqui può eventualmente essere accompagnata a sporgere denuncia nei confronti del proprio molestatore o a richiedere un ammonimento.