Per ISTAT le donne vittime di omicidio volontario nell’anno 2020 in Italia sono state 116, lo 0,38 per 100.000 donne. Nel 2019 erano state 111.
La serie storica degli omicidi per genere (vedi) mostra come siano soprattutto gli omicidi di uomini a essere diminuiti in 26 anni (da 4,0 per 100.000 maschi nel 1992 a 0,7 nel 2018), mentre le vittime donne di omicidio sono rimaste complessivamente stabili (da 0,6 a 0,4 per 100.000 femmine).
Il diverso andamento degli omicidi di uomini e donne ha dunque radicalmente modificato il rapporto tra i sessi. Per i maschi, sebbene l’incidenza degli omicidi si mantenga tuttora sempre nettamente maggiore rispetto alle femmine, i progressi sono stati molto visibili.
Perché parliamo di femminicidi?
Il femminicidio viene definito dalla Convenzione di Istanbul l’omicidio di una donna in quanto donna. Ovvero, «l’uccisione di una donna da parte un partner intimo o la morte di una donna come risultato di una pratica violenta nei suoi confronti», secondo l’European Institute for Gender Equality (Eige, 2017). Utilizzando tale quadro di riferimento, 93 dei 111 omicidi di donne commessi nel 2019, afferma l’Istat, possono essere classificati come femminicidi (l’83,8% del totale).
Quando si può parlare di femminicidio
La definizione di femminicidio
Il termine “femicide” è stato introdotto pubblicamente per la prima volta nel 1976 da Diana Russell, che ha definito come femminicidi “the murders of women by men motivated by hatred, contempt, pleasure or a sense of ownership of women’ and as ‘the killing of females by males because they are females”, cioè gli omicidi di donne da parte di uomini motivati da odio, disprezzo, piacere o senso di appartenenza delle donne” e come “l’uccisione di donne da parte degli uomini in quanto donne”. Quest’ultima definizione è del 2011ix ed allineata con la convenzione di Istanbul). Il dibattito in realtà è molto ricco in letteratura e non vi è una concordanza definitoria, basti pensare che i termini femicide e feminicide, quest’ultimo in uso in America Latina (introdotto da Marcel Lagarde nel 2006), a volte hanno assunto la qualità di sinonimi, a volte invece si riferiscono l’uno all’omicidio delle donne motivato dal genere e l’altro alla violenza di genere contro le donne in generale.
La risoluzione del Parlamento europeo del 28 novembre 2019 secondo definisce così la «morte violenta dipesa da motivi di genere» oppure (ha aggiunto la Commissione) per i casi «in cui l’uomo ha ucciso le figlie della donna con l’unica finalità di punire lei».
Il femminicidio (femicide), in base alla definizione statistica che ne dà lo European Institute for Gender Equality (EIGE, 2017), è: uccisione di donne e bambine a causa del loro genere, a volte commessa o tollerata da soggetti sia privati sia pubblici. Definizione statistica L’uccisione di una donna da parte di un partner intimo e la morte di una donna come risultato di azioni dannose per lei. Si può definire partner intimo un ex coniuge, un coniuge o un partner fisso, indipendentemente dal fatto che l’omicida abbia condiviso o condivida la stessa residenza della vittima.
Comprende, tra l’altro, l’uccisione di una donna a seguito di una violenza commessa dal partner, la tortura e l’uccisione delle donne per motivi misogini, l’uccisione di donne e bambine per i cosiddetti motivi d’onore e altre uccisioni conseguenti a pratiche dannose, l’uccisione mirata di donne e ragazze nel contesto di conflitti armati, nonché i casi di femminicidio collegati a bande, alla criminalità organizzata, a traffici di droga e alla tratta di donne e ragazze. Il termine “femminicidio” è stato utilizzato in particolare nell’America Latina come utile strumento in risposta a un forte e allarmante aumento di omicidi molto violenti di donne e bambine. Parallelamente è stato introdotto il termine “femminicidio” per esprimere l’elemento di impunità e violenza istituzionale, conseguente alla mancanza di assunzione di responsabilità e di reazione adeguata da parte dello Stato in relazione a tali omicidi. Questo termine è utilizzato quando è in gioco la responsabilità dello Stato.
in sintesi si può scrivere che le componenti di questa definizione sono la diseguaglianza di genere e la motivazione di genere dell’omicidio. In altre parole il femminicidio è, secondo la Convenzione di Istanbuli, l’omicidio di una donna in quanto donna.
I principali tipi di femminicidio discussi nella letteratura scientifica sono:
- il femminicidio da partner
- l’omicidio legato alla violenza sessuale o al contesto sessuale
- il femminicidio delle donne di età superiore ai 65 anni
- il femminicidio a scopo razziale e omofobico
- gli omicidi legati alle norme tradizionali, come quello d’onore o inerente la dote o legato alle harmful practices (come le mutilazioni genitali femminili)
- gli omicidi legati all’ambiente criminale, come le donne uccise vittime di tratta o di prostituzione o comunque nell’ambito dello sfruttamento criminale.
Sulla base di tali definizioni non è ancora facile identificare a livello statistico le variabili descrittive che aiutino a rilevare i femminicidi in assenza di una specifica normativa, presente invece nei 16 Paesi dell’America Latina che, a partire dal 2007, hanno una legislazione ad esso dedicata (ECLAC, 2014v) e in alcuni casi contempla il reato di femminicidio, in altri ha la forma di circostanza aggravante.
Tra le variabili essenziali per identificare gli omicidi vi sono le caratteristiche della vittima e dell’autore, la loro relazione, la motivazione di genere dell’omicidio, la precedente storia di violenza domestica e le precedenti sanzioni avute dell’autore, il contesto e il modus operandi. in cui si è verificato l’omicidio.
A livello internazionale sia EIGE a livello europeo, sia le Nazioni Unite (UNWOMEN e UNODC) stanno predisponendo una classificazione che permetta di fornire dati comparabili tra i Paesi. Ad esempio UNWOMEN nel 2020, attraverso il “Center of Excellence for Gender Statistics” (CEGS), ha predisposto un set di 5 variabili che tra loro interrelate permettono di identificare il femminicidio. Questi sistemi di raccolta di dati, rappresentano modelli di riferimento da cui l’Italia è ancora distante.
Utilizzando tale quadro di riferimento, 93 dei 111 omicidi di donne commessi nel 2019 possono essere classificati come femminicidi (83,8% del totale). Rispetto alle restanti 18 morti femminili uccise in ambito diverso da quello familiare, 8 vittime hanno più di 65 anni e quindi, data la vulnerabilità di questa categoria, sono considerati femminicidi, la cui stima raggiungerebbe i 101 casi.
Purtroppo allo stato attuale non si hanno a disposizione altri dati che possano definire se si è in presenza di un omicidio motivato dal genere: violenze sessuali pregresse o contestuali all’uccisione, lo sfiguramento del corpo, l’accanimento nella dinamica dell’uccisione (modus operandivi) o ad esempio l’associazione con altri reati come lo sfruttamento sessuale o lavorativo della vittima o il favoreggiamento o induzione alla prostituzione o l’attività di prostituta della vittima. Alcune di queste informazioni sono tuttavia presenti rispetto agli imputati.
IL SET MINIMO DELLE VARIABILI DEL CENTER OF EXCELLENCE FOR GENDER STATISTICS (CEGS) PER RILEVARE I FEMMINICIDI. Anno 2020
I materiali sono tratti da: AUTORI E VITTIME DI OMICIDIO | ANNI 2018-2019
Omicidi- report Istat del 2021